Signorina, lei assomiglia proprio a quella della Dolce Vita

Signorina, lei assomiglia proprio a quella della Dolce Vita

Dopo circa tre anni di latitanza, eccomi tornata su questi schermi. Come state?

Non nego che mi sia mancato questo mio piccolo spazio di condivisione. Nel mentre, ci sono stati diversi cambiamenti e stravolgimenti, e sono appunto qui a raccontarveli. Credo che lo abbiate notato, a partire dalla nuova impostazione del sito…

Vorrei rendervi partecipi delle mie attività e dei miei pensieri quotidiani, nella modalità più sincera e poco filtrata possibile. Vorrei creare un’area che doni spunti di riflessione, perché no consigli, e leggerezzaTutto ciò da quello che è semplicemente il mio punto di vista, di approccio alle cose, al mondo. Non quello giusto, ma uno dei tutti (non dei tanti).

Inizio col comunicarvi che ho cambiato città, ebbene sì mi sono trasferita a Bergamo. Un trasferimento dettato da questioni lavorative, ma una città che mi sono scelta. Bergamo mi piace veramente molto. La nostra frequentazione è iniziata quasi cinque anni fa quando mi sono iscritta qui all’università. Dopo una laurea e un master non l’ho più lasciata. Sono a Bergamo da poco più di un mese e penso di aver superato con successo il periodo di ambientamento. Ho trovato un appartamento che mi piace molto e che mi dona serenità,  cosa per me estremamente importante.

Credo che l’ambiente, come d’altronde le persone di cui ti circondi – con persone intendo ovviamente il loro carattere e pensiero, la loro modalità di vivere e reagire – siano fondamentali nel determinare, in quanto esercitano un’influenza significativa, ciò che poi diventiamo, e in definitiva siamo.

Ho già istituito dei miei rituali, oggi ve ne voglio condividere un paio.

Innanzitutto la passeggiata in Città Alta. Non appena ho un momento libero, solitamente dopo lavoro e quando non è troppo tardi. Fortunatamente le giornate più lunghe ora mi vengono incontro. Il momento che preferisco è però la mattina, nei sabati liberi o nelle lente giornate domenicali.

Partendo da Piazza Pontida e salendo e attraversando porta San Giacomo, arrivo lungo le mura nel perfetto orario del tramonto; le costeggio in direzione del sole, che sta lentamente scomparendo dietro il colle. Lungo il percorso vari personaggi: sportivi in tuta da jogging che mi corrono in-contro, coppie sulle panchine o affacciate in contemplazione del roseo evento, signori barbuti alle prese con i cannocchiali posti agli angoli, individui con le razze più disparate di cani, chi si è apparecchiato un aperitivo fai da te, e ovviamente gruppi di ciclisti urlanti in discesa libera.

Se salgo costeggiando le mura discendo poi passando dal centro, passando tra le varie botteghe e ristoranti, di cui sbircio sempre l’interno; mio “piacere colpevole” è osservare le persone sedute ai tavoli in attesa o intente ad assaporare il proprio piatto, a rintocchi di calici alzati e risate fragorose.

Un paio di giorni fa mi sono però soffermata su un signore tra i 50-60 anni, seduto da solo in un tavolo di legno – credo fosse di quercia – più simile a una scrivania in realtà. Era rivolto verso la vetrina del ristorante, portava un abito scuro e aveva un aspetto molto curato;  stava gustando con evidente appagamento una bistecca con contorno di verdure. Portava degli occhiali da sole molto scuri; non ho idea di come facesse a vedere, date le luci soffuse del locale. Due particolari mi sono saltati agli occhi : un vistoso anello d’oro che portava sul mignolo destro e il capello tinto di un tono eccessivamente scuro, non troppo donante. Ho deciso che si chiamasse Carlo, ne aveva proprio le sembianze.

Il mio secondo rituale, quando il mio risveglio mattutino non è rallentato, è quello di prendere un cappuccino in uno dei bar sotto casa. Al momento ne sto prediligendo uno tra i tanti, forse perché è il più vicino ma soprattutto perché incontro personaggi sempre molto particolari. Proprio in quel locale ho fatto la conoscenza del mitico signor Arturo, un uomo sulla settantina che mi si è approcciato la prima volta per farmi dei complimenti per il cappotto che indossavo (lo stesso della foto in cima a questo appunto).

 “Signorina, lei assomiglia proprio a quella della Dolce Vita”.

 Ero al bancone che sorseggiavo il mio cappuccino con latte di soia quando tale signore in completo chiaro, con baffi e barba bianchi ben pettinati, occhiali modello 714, cappello Borsalino color mogano, e nel taschino una pochette blu cangiante, mi si è avvicinato con un passo scivolato, e con grande garbo ha iniziato a raccontarmi la sua vita.

Arturo è un ex pilota che ha viaggiato per tutto il mondo – non si è risparmiato nel raccontarmi della scia di donne che avesse a suo seguito – è di Milano ma al momento vive a San Pellegrino Terme. Vive in tranquillità durante la settimana ma nel weekend (il sabato e la domenica ovvero proprio i giorni in cui mi è capitato di incontrarlo) scappa in città, a Bergamo, perché la cittadina della Val Brembana si riempie di “turisti indisciplinati”. Una fuga del fine settimana al contrario insomma.

Quando viene a Bergamo alloggia in un hotel in centro, e la cena del sabato la passa puntualmente con un amico di vecchia data bevendo buone bottiglie di vino (tre in due a detta sua secondo l’ultimo aggiornamento), ricordando i tempi passati e godendosi “il presente che scappa”.

 Mi ha salutata con un baciamano un sabato di due settimane fa, e da quel momento non l’ho più incontrato. Un gran signore Arturo, chissà se passerà ancora di qui.

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