Tutta la luce che non vediamo (2023) – Shawn Levy
Sono andata a comprare dei pasticcini da Cavour perchè la voglia mi pervadeva.
Avete presente quel pasticcino dopo il pranzo domenicale, oppure del tè pomeridiano. Doveroso, insostituibile, dolcissimo alza umore.
Ecco, Tutta la luce che non vediamo mi ha offerto un pranzo scaldacuore, un tè alle ore 17 in punto, senza l’ombra di un pasticcino.
Storia commovente quella della miniserie Netflix diretta da Shawn Levy , probabilmente meglio sulla carta, ovvero quella del libro.
Un cast d’eccezione: Steven Knight, Mark Ruffalo, Hugh Laurie e l’esordio delicato di Aria Mia Loberti (Marie-Laure LeBlanc) come protagonista.
Le vicende sono tratte dal best seller omonimo del 2015 di Anthony Doerr premiato con il Pulitzer.
Lo sfondo è quello della guerra e dei bombardamenti del ‘44; i nazisti assediano la Francia che verrà presto salvata dagli americani.
Daniel, curatore museale di Parigi e padre amorevole, si rifugia con la figlia Marie-Laure, cieca dalla nascita, nel paese di Saint Malo dove raggiungono due zii. Lei figlia della Resistenza, lui una tigre in gabbia, Etienne “il professore”, un veterano di guerra che soffre di nevrosi di guerra, shell shocked.
Il padre lascia presto la piccola cittadina costiera facendo perdere ogni sua traccia, e la giovane ragazza viene affidata agli zii.
I tedeschi avanzano e il paese si riduce a poco a poco in un cumulo di macerie e roghi.
Marie-Laure, spaventata ma impavida, presta la propria voce come megafono di speranza; diffonde ogni sera dalla sua soffitta le vicende tratte dal libro Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne.
Le istruzioni di quale parte del libro leggere le vengono indicate dallo zio in segreto, in quanto costituivano in realtà messaggi in codice indirizzati alla Resistenza.
Le trasmissioni vengono intercettate dal giovane Werner Pfennig (Louis Hofmann), soldato (forzato) del Terzo Reich e genio della radio, con il compito proprio di intercettare proprio questo tipo di messaggi.
La sorte dei giovani Marie-Laure e Werner li porta inevitabilmente a incontrarsi.
Una vicenda che, come vi accennavo all’inizio, mi ha lasciata con l’amaro in bocca.
Poca caratterizzazione dei personaggi nella loro evoluzione emotiva e personale, miseri accenni storici e riflessioni sfiorate.
Credo sia una storia affascinante da conoscere ma, probabilmente per le scelte narrative adottate, il climax viene costretto in pochi attimi, con una eccessiva fretta di arrivare a un finale che risulta così aspettato e di poco impatto.
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate, qualora la vediate.
Vi auguro una Buona visione e vi aspetto alla prossima recensione.
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